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Fra le varie classi di materiali che sono comprese nell'"instrumentum domesticum", quella delle ghiande missili iscritte ha quasi sempre avuto uno spazio marginale nell'ambito della letteratura scientifica specializzata, nonostante costituisca un prezioso strumento di indagine storica e antiquaria. Dopo il momento di gloria vissuto nella seconda metà dell'800, culminato con la pubblicazione del volume VI dell'"Ephemeris Epigraphica" nel 1885 a firma di Karl Zangemeister, questi oggetti sono progressivamente scomparsi dall'orizzonte dell'antichistica, per riapparire, sporadicamente, solo a partire dagli anni '40 del secolo scorso. Il motivo di questo prolungato oblio va probabilmente ricercato, in larga misura, nei molti e continui casi di falsificazione di cui questi reperti sono stati vittima fin dalle prime scoperte. Già il Garrucci avvertiva infatti che: "falsariorum fraus in nullo alio monumentorum genere magis effigendo se ac nostra aetate exercuit, quam in glandibus bellicis inscriptis". Le frodi, moltiplicatesi in maniera esponenziale in epoca moderna, hanno così finito per trasformare le ghiande missili in un qualcosa di sospetto o, quanto meno, da trattare con molta attenzione. Solo di recente stiamo assistendo ad un risveglio di interesse verso questi materiali, che ha portato alla pubblicazione di nuovi e importanti studi, nuovi rinvenimenti, collezioni private inedite, oppure alla revisione di gruppi già parzialmente o totalmente conosciuti.